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La dieta anticancro: linee guida

Studiando le proprietà nutritive degli alimenti, abbiamo riscontrato che la natura ci fornisce molte medicine naturali e molti cibi con proprietà antitumorali.

Abbiamo pensato, quindi, di stilare un manualetto con le linee guida di una dieta anticancro, basata su studi e ricerche scientifiche riconosciute dalla medicina ufficiale, che possa essere di aiuto e supporto alle persone affette da questo male.

 

Ci sono molte convinzioni soprattutto tra i frequentatori della rete, prive di alcun fondamento scientifico, che stanno condizionando la dieta delle persone pur di prevenire il cancro.

Il nostro obiettivo è di fare chiarezza attingendo dalle fonti più autorevoli.

 

Secondo il  noto oncologo Dott.Umberto Veronesi, solo il 4% dei tumori è dovuto all’inquinamento atmosferico ed all’aria che respiriamo, mentre ben il 30% è determinato da ciò che mangiamo. 
Le abitudini alimentari sono quindi responsabili  tra il 25% ed il 30% dei tumori, ma una cattiva o errata informazione impedisce di adottare una corretta prevenzione a tavola.

L’ossidazione all’interno delle nostre cellule è causata da una reazione chimica prodotta dall’ossigeno che respiriamo e che è molto simile a quella che fa scurire un frutto già tagliato o fa arrugginire un ferro vecchio. Da questa ossidazione (ma anche dal fumo, dall’inquinamento, dall’alcol in eccesso, dalle radiazioni) nascono i radicali liberi, molecole che perdono un elettrone e  diventano “spaiate” e che cercano di tornare in equilibrio “sottraendo” elettroni alle altre cellule. In questo modo,  possono danneggiarle dando inizio ad un tumore.  Quindi bisogna fare molta attenzione a cosa si mangia. Bisogna però sfatare alcuni falsi miti. La dieta anticancro, non deve essere necessariamente una dieta vegana anche se dovrebbe essere simil vegana o “pescetariana”.

Infatti, alcuni alimenti di origine animale, specialmente i pesci, sono consentiti mentre il consumo di carne rossa ed insaccati non va’ vietato del tutto, ma và comunque ridotta al minimo, limitandone il consumo preferibilmente ad una volta al mese.
La pericolosità della carne rossa e degli insaccati sarebbe rappresentata, non solo dalla presenza dei grassi saturi, ma anche dai conservanti in essi contenuti.

 

 

 

 

 

Altri alimenti “rischiosi” e quindi da limitare sono i dolci e tutti quelli che contengono alte percentuali di grassi saturi e sottoposti a lunghi processi di raffinazione.
Sarebbe, quindi da preferire un’alimentazione a base di riso, pasta e pane integrale.
Altro elemento da ridurre è il sale, pericoloso per la nostra salute se assunto in quantità eccessive poichè è causa della ritenzione idrica, che, come abbiamo visto, può causare disturbi al sistema circolatorio. 

 

Oltre alla selezione degli alimenti, una dieta anticancro deve tenere in considerazione anche dei metodi di cottura.

Dovendo evitare i grassi saturi, bisogna escludere dalla dieta quotidiana fritture e condimenti complessi.
Da evitare anche due tipi di cottura considerati dietetici e consigliati quindi in una dieta dimagrante, ma che non si adattano alla dieta anticancro: ossia la cottura sulla piastra o alla griglia, perchè durante la cottura bruciano la superficie della carne provocando la comparsa di molecole altamente cancerogene (idrocarburi policiclici), e la cottura con la pentola a vapore, poichè provocherebbe la perdita di alcune importanti vitamine rendendo meno nutrienti gli alimenti.

Bisognerebbe evitare anche di mangiare o bere cibi e bevande troppo calde, se non addirittura bollenti, perchè il loro calore potrebbe danneggiare le pareti dello stomaco, con la conseguenza di stimolare la comprasa del tumore all’esofago. Quindi, davanti ad una minestra fumante , oppure ad un caffè o tè bollente, è consigliabile attendere una decina di minuti prima di ingugitarle per consentire il raffreddamento della bevanda o del cibo in generale. Questo rischio è noto da almeno trent’anni quando si vide che nelle popolazioni cinesi dove v’era l’abitudine di mandar giù riso scottante e bollente, il tumore all’esofago era destinato a salire nella casistica. In particolare le forme squamocellulari risentono del fumo e del consumo di alcoolici con modalità dose-dipendente, e anche di fattori alimentari quali: ridotto consumo di frutta e verdura, scarso introito di beta-carotene, vitamina E, selenio. Gli adenocarcinomi invece sarebbero collegati a fenomeni d’irritazione cronica della mucosa esofagea, come l’ingestione di sostanze caustiche o il reflusso gastro-esofageo, alla presenza di ernia iatale ed esofago di Barrett.

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Per una corretta dieta anticancro è da preferire, tendenzialmente, una alimentazione alcalina poichè, a differenza di un’ alimentazione acida, mantiene il corpo il più sano e quindi inattaccabile dalle cellule cancerogene.

Bisognerebbe introdurre gli alimenti a pH basico ed evitare quelli acidi, secondo questo schema giornaliero:

– il 70-80% di alimenti alcalini (alimenti con alta concentrazione di sodio, potassio, magnesio e calcio, tra cui il bicarbonato di sodio.
– il 20-30% di alimenti acidi (ossia quelli contenenti zolfo, cloro e fosforo).

Bisogna sottolineare, però, che la dieta alcalina non è in grado di modificare il pH del sangue, ed è rischioso pensare che il cancro si possa curare solo a tavola con la dieta e senza l’ausilio delle altre terapie (chemioterapia, radioterapia e chirurgia). Consigliamo quindi di consultare il proprio oncologo o medico curante, prima di cimentarsi in una dieta anticancro.

 

 

La dieta anticancro: cosa mangiare

 

Nell’articolo precedente abbiamo visto le linee guida di una dieta anticancro, basandoci su studi e ricerche della medicina ufficiale, arrivando alla conclusione che è consigliata una dieta alcalina per 6 giorni su 7 e che bisogna limitare il consumo di carne e uova.
Ora, invece, sempre basandoci su studi e ricerche effettuate da oncologi ed enti riconosciuti, vediamo nello specifico quali sono gli alimenti consigliati e per quale motivo.

 

Mangiare molta frutta e verdura, almeno cinque volte al giorno.

Frutta e verdura hanno senz’altro un valore protettivo, ma nello stesso tempo si deve considerare che con questa raccomandazione si finisce per ingerire importanti quantità di pesticidi. Va da sè l’importanza dell’accurato lavaggio ed in alcuni tipi di frutta di sbucciarla.

In una dieta anticancro sono consigliati i pomodori,  i broccoli, le arance, la zucca, i cavoli, i fagiolini verdi, la carota, le verdure a foglia verde, i legumi, l’aglio, la cipolla, i piselli, i peperoni, le patate, i cetrioli, il prezzemolo, i finocchi, gli asparagi, i carciofi, i funghi, i ravanelli, le erbe aromatiche. E poi le fragole, le albicocche, i lamponi, l’uva, il melone, l’anguria, i mirtilli, le castagne. Ancora: il tè verde, lo yogurt, i crostacei, i molluschi,il pesce in generale, l’olio d’oliva.
Quindi, una corretta dieta anticancro, prevede un consumo massiccio di frutta e verdura, al pari di una dieta dimagrante.

Pomodoro

Nel pomodoro crudo che mangiamo in insalata si trova una potentissima sostanza benefica, il licopene, un pigmento responsabile del suo colore rosso, che ci protegge dal cancro. Ma quello che molti non sanno è che quando il pomodoro viene cotto per preparare il sugo, il licopene aumenta fino a cinque volte di più aumentando le sue proprietà anticancro.

David Heber, direttore del Centro per la nutrizione umana dell‘Università della California, ha scoperto che il calore della cottura, rompendo le pareti delle cellule del pomodoro, libera tutto il licopene che contengono e lo rende completamente assorbibile dall’apparato digerente, proteggendo l’intero organismo dai rischi di tumore.

 

Arance e limoni

Consigliate soprattutto le arance rosse che contengono molte antocianine, pigmenti naturali dallo straordinario potere antiossidante. Le arance facilitano i processi di detossificazione  delle sostanze cancerogene dall’organismo e sono particolarmente efficaci nel prevenire i tumori all’esofago e allo stomaco. Contengono anche polifenoli e terpeni, che bloccano la crescita delle cellule tumorali.
Nei limoni, invece, le molecole con notevoli capacità antiossidanti e antitumorali sono i flavonoidi, presenti ad alte concentrazioni, ed i limonoidi, che si ritrovano soprattutto nella buccia.

 

 

Broccoli e crucifere in generale

Le crucifere (cavoli, broccoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, verze, rape e ravanelli) sono tra i cibi che meglio contrastano i tumori. Il consumo di cinque o più porzioni di crucifere alla settimana è stato associato ad una riduzione del 50% del rischio di cancro alla vescica, mentre con almeno una porzione al giorno si dimezza il rischio di tumore al seno. I principali responsabili degli effetti benefici sarebbero i glucosinolati in essi contenuti.

In particolare i ravanelli contengono anche le antocianine, i pigmenti responsabili del loro colore rosso, che sono in grado di inibire la crescita delle cellule tumorali.

Carciofi

Il carciofo, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nutrition and cancer, sembra avere un effetto protettivo nei confronti del cancro al fegato grazie alla presenza di polifenoli.

Carote 
I carotenoidi, antiossidanti presenti in frutti e ortaggi gialli e arancioni, sono in grado di proteggerci contro il carcinoma mammario. Uno studio danese ha individuato nelle carote il falcarinolo, sostanza contenuta anche in sedano e prezzemolo, che aiuta a prevenire il tumore al colon. La cottura, però, distrugge questa proprietà quindi è consigliabile mangiare carote crude in una bella insalata o un frullato di carota.

 

Mela

Ha ragione il detto popolare che ripete “una mela al giorno leva il medico di torno“, bisogna però mangiarla con tutta la buccia! Infatti, uno studio americano rivela che la buccia delle mele denominate “Red Delicius”, avrebbe proprietà antitumorali. I triterpenoidi, contenuti nella buccia della mela, diminuirebbero il rischio di sviluppo per alcune tipologie di tumore (fegato, colon e seno) in quanto svolgerebbero un’azione di contrasto per quanto riguarda le cellule tumorali e in alcuni casi sarebbero anche in grado di eliminarle. Precedenti studi avevano già dimostrato anche “l’effetto scudo” dei flavonoidi e dei fenoli contenuti nelle mele, rispetto alle cellule “atipiche”.

Inoltre, secondo una ricerca condotta da alcuni ricercatori universitari a Xi’an, in Cina, gli oligosaccaridi contenuti nelle mele uccidono fino al 46 % delle cellule tumorali del colon umano in vitro, superando  il farmaco chemioterapico  più comunemente usato, con la differenza che sono naturali e a difesa della salute .

Il cancro del colon è attualmente la seconda causa di morte per le donne di tutto il mondo, e la terza causa per gli uomini.


MELOGRANO

 

La melagrana è rinomata per essere un potente antiossidante. Scopriamo tutte le proprietà nutritive e benefiche del melograno. Le proprietà del melograno lo rendono un frutto molto apprezzato in tutto il mondo. Originario dell’Asia occidentale, la melagrana cresce bene nelle zone a clima mite ma può essere coltivato anche in quelle con clima più fresco (purchè sia coltivato il posizione riparata). I melograni, della grandezza di una mela, presentano una buccia coriacea gialla e contengono al loro interno numerosi semi e una polpa succosa, leggermente aspra. Melograno: le proprietà nutritive Il melograno è ricchissimo di antiossidanti, vitamina C (un solo melograno ne contiene quasi il 20% dell’intero fabbisogno giornalieri di un uomo adulto), vitamina K, vitamine del gruppo B, proteine e carboidrati. Il melograno inoltre è ricco di potassio, che aiuta a svolgere correttamente le funzioni cellulari. Questo frutto è anche ricco di altri minerali, tra cui ferro, calcio, magnesio, fosforo e, in misura minore, manganese e zinco. Il melograno ha poche calorie: circa 60 Kcal per 100 grammi di prodotto.

melograno

Le proprietà del melograno più rinomate sono quelle antitumorali: grazie alla presenza di tannini e polifenoli, questo frutto svolge una potente azione contro i tumori, riducendo i radicali liberi. In particolare sono stati rilevati effetti contrastanti il tumore al seno e alla prostata. Le antocianine contenute nel succo di melograno sono in grado di svolgere un’azione protettiva nei confronti dei danni da raggi UV, una delle cause principali del cancro alla pelle. Melagrana per la salute del cuore Il melograno protegge il cuore: il suo succo può agire come anticoagulante riducendo il rischio di arteriosclerosi. Esso svolge anche un’azione di prevenzione nelle malattie cardiovascolari. Il consumo regolare di succo di melograno aiuta anche a ridurre il colesterolo LDL, e aumentare il colesterolo HDL, migliorando ulteriormente la salute del cuore. Melograno per la bellezza Il melograno grazie alla capacità di ridurre i coaguli del sangue e facilitarne la circolazione, può contribuire a creare un aspetto più giovanile. Protegge la pelle e contribuisce alla rigenerazione delle cellule, favorendo la riparazione dei tessuti. Grazie agli antiossidanti e le vitamine presenti, il melograno rallenta i processi di invecchiamento cellulare e riduce l’iperpigmentazione, macchie di età e rughe. Il succo di melograno è anche un valido aiuto in caso di acne e pelle grassa. Per la sua efficacia nella cura estetica il melograno rientra in molti cosmetici per la pelle e i capelli

Il melograno contro i disturbi gastrici e parattisi intestinali Il succo di melograno aiuta a combattere emorroidi, nausea e parassiti intestinali (tra i quali anche il “famoso” verme solitario). I semi, sminuzzati e preparati come decotto, aiutano a combattere la diarrea. E’ inoltre possibile utilizzare succo di melograno come lassativo. I bambini o le persone adulte che non hanno appetito possono trovare giovamento dal succo di melograno: esso infatti svolge un’azione stimolante dell’appetito. Melagrana in caso di anemia L’elevata quantità di ferro presente nel melograno aumenta i livelli di emoglobina nel sangue e aiuta a ridurre l’anemia. Il melograno previene l’Alzheimer Recenti studi hanno dimostrato che bere un bicchiere di succo di melograno tutti i giorni regala un effetto barriera sullo sviluppo dell’alzheimer.

 

 

Frutti di bosco

More, mirtilli, lamponi, fragole e ribes sono ricchi di acido ellagico, che impedisce alle cellule tumorali di creare vasi sanguigni di cui nutrirsi. Poichè sono frutti prettamente estivi, è possibile congelarli e mangiarli tutto l’anno perchè il congelamento non altera, se non in minima parte, le loro proprietà

 

 

 

Funghi

Diversi studi epidemiologici hanno rilevato le proprietà anticancro dei funghi, soprattutto nei confronti dei tumori allo stomaco e al colon, dovute alla presenza di alcuni polisaccaridi, in particolare del lentinano,  in grado di potenziare il sistema immunitario.

In particolare il fungo maitake, il cui nome specifico è grifola frondosa, piuttosto comune nella cucina cinese e giapponese, secondo lo studio del New York Medical Centre diretto dal dottor Sensuke Konno e pubblicato dal “British Journal of Urology”, è un potente antitumorale naturale in grado addirittura di poter diminuire i tumori del 75% se associato  all’interferone alfa a basso dosaggio (una proteina antitumorale usata nella medicina tradizionale) perché sarebbe in grado di inibire un enzima che controlla la crescita delle cellule tumorali.

 

Piante aromatiche

Menta, timo, maggiorana, origano, basilico e rosmarino hanno proprietà anticancro grazie alla presenza dei terpeni, molecole capaci di bloccare la funzione di alcuni oncogeni (geni che inducono la trasformazione cancerosa delle cellule). Il timo e la menta, in particolare, contengono anche la luteolina, un polifenolo che pare in grado di rallentare il processo di angiogenesi, cioè la creazione di nuovi vasi sanguigni indotta dal tumore per favorire la propria crescita.

 

Legumi

I legumi, ed in particolare i piselli, contengono un composto, chiamato inositolo pentachisfosfato, in grado di inibire un enzima (fosfoinositide 3-chinasi) coinvolto nella crescita dei tumori. Uno studio dell’University College di Londra pubblicato sulla rivista Cancer Research suggerisce che una dieta arricchita di legumi potrebbe contribuire a prevenire alcuni tipi di cancro come quelli alle ovaie e ai polmoni. 

 

Alimenti a base di soia

Molti studi epidemiologici mettono in rapporto che  la diversa incidenza di tumori a base ormonale (seno, prostata) tra Oriente e Occidente potrebbe derivare dal consumo di prodotti a base di soia, soprattutto se questo consumo inizia in età prepuberale. L’effetto protettivo della soia  è dovuto ai fitoestrogeni, estrogeni di origine vegetale, che esercitano un’azione protettiva soprattutto nei confronti dei tumori dipendenti dagli ormoni, come quelli a seno e prostata e gli isoflavoni, che possiedono una struttura simile a quella degli ormoni sessuali e possono dunque interferire con lo sviluppo dei tumori su base ormonale.
La chiave per sfruttare gli effetti antitumorali della soia consiste nel consumare gli alimenti al naturale o tostati, in quantità pari a 50 gr. al giorno.

 

 

Patate dolci dal colore viola
Contengono proprietà  antitumorali che proteggono il DNA da sostanze chimiche cancerogene al di fuori della membrana nucleare. Queste patate, dolcissime, altamente digeribili e dal colore viola, sono state ideate e coltivate da un gruppo di ricercatori statunitensi della Kansas State University (Usa) per la lotta ai tumori. La patata viola “salva-salute” è ricca di sostanze chimiche antiossidanti e anti-invecchiamento che le donerebbero l`originale colore, coniugando così la cura della salute e della bellezza. “La sostanze contenute nella patata viola sono le antocianine – spiega Soyoung Lim, promotrice della ricerca – ovvero pigmenti presenti nei vegetali con proprietà antiossidanti che agiscono come protettori nella prevenzione del cancro e dell`invecchiamento, ma anche per rallentare l’insorgere di alcune patologie”. I test condotti in laboratorio avrebbero dimostrato che le “molecole viola” sono efficaci nel combattere “il cancro al colon e per bloccare lo sviluppo delle cellule cancerose”.

patata

 

Avocadi
Sono ricchi di glutatione, un potente antiossidante che attacca i radicali liberi nel corpo bloccando l’assorbimento intestinali dei grassi. Sono, inoltre, più carichi di potassio delle banane e hanno anche un’alta percentuale di beta-carotene. Diversi scienziati ritengono che questo frutto possa essere utile nel trattamento di epatite virale (una causa del cancro al fegato).

 

Pompelmo

Come un po’  tutti gli agrumi, contengono monoterpeni: sostanza che aiuta a prevenire il cancro, spazzando gli agenti cancerogeni fuori dal corpo. Alcuni studi hanno dimostrato che il pompelmo può inibire la proliferazione delle cellule del cancro al seno. Contiene, inoltre, vitamina C, beta-carotene e acido folico.

 

 

Pesce azzurro

Il salmone, l’acciuga, la sardina, l’aringa, lo sgombro, la trota, il pesce spada e il tonno  (non quello delle scatolette) sono i pesci più ricchi di omega 3 e omega 6, acidi grassi che possono ridurre il rischio di cancro al seno, al colon e alla prostata e diminuire la capacità delle cellule maligne di dar luogo a metastasi, proteggono i vasi sanguigni, combattono l’ateriosclerosi e abbassano i livelli del colesterolo «cattivo».

Nel pesce, soprattutto nella sardina e nel tonno, inoltre, si trova anche il selenio, presente anche nei cereali integrali, che ha lo stesso effetto antiossidante della vitamina C e del betacarotene. La sardina contiene pure manganese, zinco e rame. Il tonno prevalentemente selenio e manganese.
L’ideale sarebbe consumarli almeno due volte la settimana. Attenzione, però, alla provenienza del pesce! Molte specie sono inquinate da veleni ambientali e dai carcinogeni mercurio, piombo, arsenico e cadmio, soprattutto nei mari dell’emisfero settentrionale.  Tonno e halibut sono i più contaminati. Sgombro, acciuga, sardina, orata, sogliola, gamberi sono invece sicuri.

 

 

 

Noci

Gli omega-3 si trovano anche nelle mandorle e nelle noci, così come nell’olio di semi di lino, nell’olio di nocciole e in quello di colza.

Le noci sopprimono la crescita dei tumori grazie all’alta presenta di quercetina. In particolare, un tipo particolare di noce, detta Noce del Brasile, contenendo selenio, è ottima per la prevenzione del cancro alla prostata.

 

 

 

Semi di lino

Anche i semi di lino sono una buona fonte di omega-3. Inoltre, contengono anche  fitoestrogeni e lignani, sostanze che aiutano a prevenire il carcinoma mammario. Si possono mangiare sulle insalate o con i cereali oppure nella preparazione dei dolci a sostituzione delle uova. Infatti tre cucchiai di lino macinato possono tranquillamente sostituire un uovo nella preparazione di biscotti o torte da cucinare al forno. E’ consigliabile tritarli perchè hanno una corteccia dura poco digeribile. Un trucco per consumarne di più: tritarli nel mixer e aggiungerne un cucchiaio ai cereali della colazione.

 

 

Aglio e cipolla

I bulbi utilizzati in cucina (aglio, cipolla, porro, scalogno ed erba cipollina) possono frenare lo sviluppo del cancro, in particolare all’esofago, allo stomaco e al colon. Lo dimostrano studi condotti in Cina ed in Italia. Le proprietà antitumorali di questi bulbi sembrano legate al loro contenuto di sostanze solforate. Soprattutto nel caso dell’aglio, è fondamentale l’apporto di alcuni polifenoli, come la quercitina, una molecola che impedisce la crescita di un gran numero di cellule cancerose e che interferisce con lo sviluppo dei tumori negli animali.

 

 

 

 

Cioccolato fondente

Se non si esagera con la dose giornaliera, anche il cioccolato fondente può essere integrato in una dieta anticancro, ma non dimagrante! Il cioccolato è infatti ricchissimo di polifenoli, potenti antiossidanti in grado di rallentare i processi di degenerazione cellulare: un solo quadratino ne contiene quanto una tazza di tè verde, mentre una tazza di cioccolata calda contiene cinque volte più antiossidanti di una tazza di tè nero e tre volte più di una tazza di tè verde. Attenzione, però, Il cioccolato contiene molti grassi e zuccheri, quindi è piuttosto calorico!

 

 

Curcuma
La curcuma è una spezia dal colore giallo intenso ottenuta dalla frantumazione del rizoma di una pianta della famiglia dello zenzero, che cresce prevalentemente in India e in Indonesia. In questi Paesi è largamente impiegata in cucina (è anche l’ingrediente principale del curry). La curcumina in essa contenuta possiede un grande potere antitumorale che sembra essere particolarmente efficace contro il cancro al colon. Effetti analoghi sono prodotti dal gingerolo, contenuto nello zenzero.

 

Tè verde

Sono numerose le ricerche che confermano il ruolo del tè verde nella lotta contro il cancro: pare prevenga la sua genesi e ostacoli la formazione dei vasi che lo alimentano. Il merito va’ alle catechine, molecole che in laboratorio inibiscono molte cellule tumorali: quelle delle leucemie, del cancro ai reni, alla pelle, al seno, alla bocca, alla prostata. Per ottenere il massimo effetto dalle catechine, bisogna assumerle bevendo il tè verde e non sotto forma di integratori.

 

 

Uva

L’uva è piena di resveratrolo, un fenolo che inibisce gli enzimi a stimolare la crescita delle cellule tumorali. L’uva contiene anche l’acido ellagico, un composto che blocca gli enzimi necessari per le cellule tumorali, rallentandole.

Per prevenire il cancro può essere utile anche il consumo di vino rosso, purché molto limitato (un bicchiere a pasto per gli uomini e mezzo per le donne). Secondo uno studio dell’Università di Queensland (Australia) il resveratrolo, antiossidante contenuto nelle bucce dell’uva, sarebbe in grado di prevenire i tumori accrescendo il processo di apoptosi (cioè di morte programmata) delle cellule malate. Il resveratrolo, presente nel vino rosso, è invece quasi assente nel vino bianco.

 

 

Miele di Manuka

Anche il miele di Manuka sarebbe capace di bloccare l’avanzare delle cellule cancerose, impendendo il loro proliferare.

E’ l’ipotesi valutata da una ricerca dell’Università degli Emirati Arabi Uniti, diretta dal dottor Basel Al Ramadi e pubblicata su PloS One.

Gli scienziati hanno messo sotto esame il miele per le sue note proprietà curative, cicatrizzanti e antibatteriche e, durante dei test durati 5 anni, hanno impiegato l’alimento su tumori umani ed animali, valutandone i risultati. Ne è emerso che il miele di Manuka attaccava la massa tumorale già a basse dosi (0,6% di concentrazione) rallentandone la crescita. Forse più importante, l’abilità del miele di provocare apoptosi (la morte delle cellule) della massa tumorale, senza intaccare le cellule sane.

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Aloe arborescens  .

Come già detto più volte, recenti studi hanno dimostrato che uno dei principi attivi dell’Aloe (Aloe-emodina) si concentra nelle cellule tumorali, dove manifesterebbe un’azione molto complessa chiamata “Apoptosi” (blocco della trasformazione della cellula sana in cellula maligna). Sono stati confermati risultati positivi sia in “vitro” che su animali da esperimento. Per ottenere, però, gli effetti benefici dell’aloe, bisogna ingerire il suo succo, completo anche delle foglie, poichè l’aloe-emoina è concentrata principalmente sulle foglie, e bisogna consumarlo al buio, poichè la luce solare inibisce gli effetti antitumorali dell’aloe. Il professor Giuseppe D’Alessio, direttore del dipartimento di Chimica Organica e Biologica dell’Università Federico II di Napoli, ha compiuto numerose ricerche sugli effetti dell’Aloe Arborescens, riuscendo a dimostrare l’efficacia dell’aloe nel distruggere le cellule tumorali. L’Università di Padova, invece, ha addirittura stretto un accordo miliardario con una multinazionale del farmaco per il brevetto dell’aloe-emodina.
Ci sono oltre 200 varietà di aloe, la più diffusa è l’Aloe Barbadensis Miller (meglio conosciuta come Aloe Vera), ma la più efficace nelle cure anti-tumorali è l’Aloe Arborescens. Come assumerla? E’ possibile frullarla con miele e grappa, secondo l’antica ricetta di padre Romano Zago, ed assumerne un cucchiaio per 10 giorni consecutivi mezz’ora prima dei 3 pasti principali.

aloe

 

La dieta anticancro: alimenti da evitare

 

 

Precedentemente abbiamo visto quali sono le linee guida di una dieta anticancro e quali sono gli alimenti consigliati, secondo i vari studi ed esperimenti effettuati, che hanno dimostrato la presenza di alcune proprietà antiossidanti degli alimenti.
Abbiamo anche visto che una dieta anticancro dovrebbe avvicinarsi ad una dieta pescetariana, limitando il consumo di carne, uova, alcol e zuccheri raffinati.
Approfondiamo, ora il perchè questi alimenti devono essere limitati (attenzione: limitati e non del tutto eliminati!) e perchè fanno male al nostro organismo.

 

Carne rossa

Come già detto sopra, il consumo di carne rossa và ridotta al minimo e non eliminata del tutto. Infatti, la carne rossa, se non assunta in quantità eccessive, non provoca  il cancro.

Le carni vengono generalmente distinte in bianche, rosse e nere, a seconda del colore che assumono dopo la macellazione, della tipologia e dell’età degli animali da cui derivano.

Le carni rosse si ottengono da animali da macello come bovini, ovini e caprini, le carni bianche si ottengono sia da animali da cortile, che da agnello, vitello e capretto giovani che in età adulta sono poi classificati come carne rossa, mentre le carni nere derivano da cacciagione come cervi, volatili e cinghiali. Per quanto riguarda nello specifico la carne di maiale, in relazione al colore, è da considerarsi bianca, ma in realzione al consumo, dobbiamo considerarla tra le carni rosse, oggetto di questo studio.


I ricercatori hanno specificato che ciò è dovuto al fatto che la carne rossa, rispetto alla carne bianca, contiene ferro, grassi saturi, nitriti e sostanze cancerogene che si formano durante la cottura, sia per la loro consistenza che le espone a cotture più prolungate e più invasive sia per il maggior contenuto di grassi.
È stato anche ipotizzato che il maggior contenuto di grassi contenuti nelle carni rosse possa favorire la concentrazione di acidi biliari secondari, favorenti anch’essi lo sviluppo del cancro.

Inoltre, i nitriti, i nitrati ed il sale contenuti nella carni processate causano la formazione di nitrosammine, anch’esse sostanze mutagene.

Lo stesso ferro contenuto dalla mioglobina delle carni rosse può promuovere la formazione di nitrosammine e può generare radicali liberi in grado di danneggiare il DNA.

Sempre secondo i ricercatori, sostituire le protiene della carne con altri fonti di proteine più sane, ridurrebbe sensibilmente il rischio. Quindi via libera a pesce, pollame, legumi, noci, cereali.

Molti altri studi epidemiologici hanno riportato una significativa associazione tra consumo di carni rosse e carni processate (come pancetta, würstel, salsiccia, salame e affettati in genere), e l’aumento di cancro del colon.

Al momento si stima che per ogni 100 g di carne rossa o 50 g di carne processata consumata quotidianamente, la probabilità di sviluppare cancro del colon aumenti del 15-20%.

 

Sulla base di queste considerazioni, non è utile solo limitare il consumo di carne ad una sola volta alla settimana, ma anche prestare attenzione ad alcuni accorgimenti, quali:

  • lavare la carne rossa prima della cottura, per rimuovere il sangue residuale e l’emoglobina, proteina contenente ferro in esso contenuta;
  • dopo la cottura, lasciare riposare la carne prima di servire, per farla riprendere dallo shock termico e far fuoriuscire gli ultimi residui di emoglobina, che dovrebbero essere lasciati nel piatto;
  • scegliere metodi di cottura meno invasivi come la brasatura, la bollitura, la cottura al microonde e la cottura al forno, piuttosto che la frittura, la cottura alla griglia o il barbecue;
  • prima di cuocerla, condirla con erbe e spezie, in modo da attenuare i fenomeni ossidativi e la formazione di radicali liberi.

Un’ultima considerazione che vorrei fare, è di sottolineare che la nostra carne è diversa da quella consumata dagli americani ed oggetto di molte ricerche statunitensi. Se prendiamo in considerazione, per esempio, 100 g di filetto di manzo,  contiene 150 calorie se  proviene dall’ Italia e dalla Francia, mentre se proviene dagli Stati Uniti, ne contiene 300 kcal. Inoltre, la nostra bistecca contiene il 28% di proteine, quella americana solo il 16%, mentre il contrario si verifica per i lipidi, cioè i grassi. La nostra bistecca di manzo contiene il 4% di lipidi (grassi), mentre quella americana il 24,9%, ossia sei volte tanto.

 

Insaccati

Bisogna ridurre anche il consumo degli insaccati (salame, prosciutto, pancetta, hamburger e salsicce). Secondo un recente studio dei ricercatori di Zurigo pubblicato sulla rivista BMC Medicine, citato sul quotidiano britannico The Guardian e ripreso in Italia da Giornalettismo, gli amanti degli insaccati hanno il 44% delle probabilità in più di morire prematuramente o dell’insorgere di malattie cardiache. I risultati rivelano che il “72% di chi mangia questi prodotti rischia di avere malattie cardiache  e l’11% potrebbe anche morire di cancro“.

I rischi, ovviamente, aumentano con la quantità assunta. Mangiare salsicce in modo occasionale non fa male, ma bisogna mangiare con moderazione. Le motivazioni sono le stesse viste per la carne rossa.

 

 

Dolci e zuccheri raffinati

Il nostro consumo di zucchero, attraverso dolci, merendine o bevande zuccherate, è aumentato costantemente a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, passando da 30 kg per persona all’anno nel 1940 a 70 kg alla fine del XX secolo.
Oggi quasi tutti sappiamo che un consumo eccessivo di zucchero può causare obesità, carie e malattie cardiache. Ma non tutti sanno che lo zucchero può portare anche allo sviluppo del cancro.
Il cancro si nutre di zucchero e proprio per questo motivo una dieta anticancro, al pari di una dieta dimagrante, dovrebbe essere con pochi zuccheri e bevande zuccherate!

 

Il primo studioso a stabilire la correlazione tra zuccheri e cancro fu Otto Heinrich Warburg che nel 1931 vinse il Premio Nobel per questa scoperta, individuando che il metabolismo dei tumori maligni dipende in gran parte dal loro consumo di glucosio (la forma che assume lo zucchero nel nostro organismo una volta digerito) deducendo che il cancro è il risultato di uno stile di vita anti-fisiologico (ossia di una dieta basata su cibi acidificanti aggiunta all’inattività fisica). Infatti, con uno stile di vita anti-fisiologico, spiega Otto, il corpo crea un ambiente acido per una cattiva ossigenazione delle cellule e l’acidosi cellulare a sua volta causa l’espulsione dell’ossigeno dal nostro corpo. Ne emerge quindi, sempre secondo Otto,  che “privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro” ed aggiungendo che Tutte le cellule normali hanno il bisogno assoluto di ossigeno, mentre le cellule tumorali possono vivere senza di esso” arrivando alla conclusione che “I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.”

 

Ciò significa che lo zucchero più di qualsiasi altro alimento o pasto é quello che stimola la produzione di insulina ed ha le potenzialità per creare un ambiente ideale per la crescita delle cellule tumorali.
Che ci fosse una corrispondenza tra obesità e sovrappeso e certi tumori, gli epidemiologi lo avevano già notato. Ma fino a oggi si trattava di una sola “coincidenza”, basata sull’osservazione di gruppi di persone che di per sè già presentavano dei problemi.
Oggi, invece, le prove biologiche sono tali che la rivista americana, Science“, le ha inserite in un articolo di rassegna del primo numero del 2012.
All’origine di molti tumori, dunque, potrebbero esserci delle alterazioni metaboliche, cioè trasformazioni locali che rendono i tessuti un terreno fertile per la crescita delle cellule malate, mutamenti causati in primo luogo da una alimentazione non corretta.
Ciò che mangiamo avrebbe dunque un’importanza ancora più cruciale del previsto, rispetto a quanto supposto fino a poco tempo fa. Al centro dell’analisi c’è l’insulina, finora considerata solo per ciò che accade quando scarseggia, come nel diabete, o per la sua funzione di regolatrice degli zuccheri nel sangue, ma che da oggi assume un ruolo importante nello sviluppo dei tumori.

La prima constatazione che ha portato a concentrare l’attenzione sull’insulina è stata di tipo epidemiologico: le persone obese (che spesso hanno elevati livelli di insulina) e quelle che soffrono di diabete, hanno un rischio considerevolmente superiore alla media di sviluppare un cancro e di morirne.
La seconda osservazione è di tipo sperimentale: le cellule tumorali, per crescere in provetta, hanno bisogno di molto zucchero, di molta insulina e di ormoni simili ad essa (come l’insulin-like growth factor 1 o Igf1) ed esprimono sulla loro superficie molte proteine fatte apposta per captare insulina e Igf1, di norma quasi assenti. Da decenni questi due indizi sono stati oggetto di dibattito di molti ricercatori,  fino a quando non sono riusciti a trovare una spiegazione logica che chiarisce anche come mai chi si sottopone a severe restrizioni caloriche (che causano un crollo dell’insulina) ha un rischio inferiore di avere un cancro. 
Lo zucchero, non solo nutre le cellule tumorali, ma causa anche la crescita di questa malattia, quindi sarebbe assolutamente da evitare per chi ha già un cancro.
Per fare in modo che lo zucchero venga assorbito dalle cellule, il corpo secerne insulina. E questa  secrezione di insulina è accompagnata dal rilascio di una molecola chiamata insulin-like growth factor-1 (IGF), che, a sua volta, potrebbe partecipare alla crescita delle cellule tumorali e la loro invasione dei tessuti circostanti .
Inoltre, l’aumento IGF causa infiammazione, un altro fattore che potrebbe stimolare la crescita delle cellule tumorali.

In sintesi, le cellule per diventare tumorali farebbero ricorso a circuiti metabolici specifici e diversi da quelli usati dalle cellule sane per incamerare molto zucchero e, grazie all’insulina e all’Igf1, per utilizzarli non solo come fonte di energia, ma anche come materiale per produrre tumori. Quindi, è del tutto evidente che ciò che mangiamo è davvero fondamentale, nello sviluppo e nella crescita di molti tumori.

Cristiano Simone, ricercatore dell’Università di Bari e dell’Istituto Mario Negri di Santa Maria Imbaro, autore di studi molto importanti in materia finanziati dall’AIRC (Associazione italiana ricerca sul cancro) dichiara: “Oggi abbiamo un’idea molto più articolata dell’influenza dell’alimentazione sul rischio-cancro, e sappiamo appunto che l’insulina è cruciale. Studiandone le funzioni, abbiamo scoperto che al centro di molte reazioni che legano l’insulina all’innesco della proliferazione neoplastica c’è una proteina chiamata P38 alfa“.
In provetta e nei modelli animali, se si blocca questa proteina, sottolinea Simone, si arresta la crescita delle cellule malate e anzi, se ne induce la morte. Sarà quindi molto interessante vedere che cosa succede nei pazienti, alla fine di questi studi”.
Quindi limitare il consumo di dolci e limitare l’apporto calorico giornaliero non solo fa dimagrire, ma allunga la vita e protegge dal cancro. 

 

L’alcol
Anche il consumo di alcol può influire sull’insorgere dei tumori.
Da decenni numerosi indizi epidemiologici suggeriscono un legame fra il consumo di alcol e il rischio di tumore dello stomaco, dell’esofago, del fegato, del seno e del colon. Dati recenti hanno dimostrato che l’etanolo aumenta la produzione cellulare di VEGF, un’importante proteina di segnalazione nella crescita dei vasi sanguigni, soprattutto nei tumori e alimenta lo sviluppo dei vasi sanguigni nei tumori. Jian-Wei Gu dell’Università del Mississippi e colleghi hanno investigato ulteriormente questo possibile meccanismo, usando un modello di embrione di gallina, il cui studio è stato pubblicato sul numero del 15 gennaio 2005 della rivista “Cancer”. Gli scienziati hanno scoperto che gli embrioni esposti all’alcol ed all’etanolo sviluppano un incremento nelle dimensioni dei tumori, nella densità dei vasi sanguigni e nei livelli di VEGF.

Gli studi scientifici più rilevanti sulla relazione tra alcol e cancro sono stati passati in rassegna, però, da un gruppo di ricercatori internazionali per conto dello IARC (International Agency for Research on Cancer), l’agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità che si occupa della promozione e del coordinamento delle ricerche internazionali sulle cause dei tumori nell’uomo. Lo studio ha analizzato gli effetti dell’alcol su 27 parti del corpo ed ha concluso che le bevande alcoliche possono essere considerate a tutti gli effetti cancerogene.

Secondo il gruppo di ricerca,  bastano 50 grammi di alcol al giorno, equivalenti a poco più di tre bicchieri di una bevanda alcolica, per aumentare di due o tre volte il rischio di tumori della cavità orale, della faringe e dell’esofago rispetto ai non bevitori.

Sempre 50 grammi al giorno è la quantità sufficiente a far aumentare del 50% il rischio di cancro al seno nelle donne, anche se ne bastano appena 18° per registrare un primo aumento del rischio rispetto alle astemie. Con la stessa quantità aumentano del 40% le probabilità di sviluppare il cancro al colon retto rispetto a quelle di chi non beve mai.

 

L’alcol è però soprattutto causa di cancro al fegato e potrebbe aumentare il rischio di tumore dello stomaco e dei polmoni.

Ridurre il consumo di alcol, inoltre, non abbassa soltanto il rischio di ammalarsi di cancro. L’alcol infatti può danneggiare le cellule di molti organi tra cui il fegato e il sistema nervoso centrale. Inoltre, è una sostanza in grado di indurre una dipendenza più forte di quella di molte droghe.

 

 

Il sale

Altro elemento da ridurre è il sale, pericoloso per la nostra salute se assunto in quantità eccessive poichè è causa della ritenzione idrica, che, come abbiamo visto, può causare disturbi al sistema circolatorio, affaticamento cardiaco e ipertensione. In particolare, il sale da cucina (cloruro di sodio) e il sale dei dadi (glutammato di sodio) sono ricchi in una molecola molto pericolosa che è il sodio. Purtroppo solo da pochi anni il sale è troppo presente sulle nostre tavole, una volta era una spezia rara tant’è che con essa venivano pagati i soldati (da cui il termine salario). L’abuso di sale è sempre negativo e purtroppo è molto facile abusarne perché di sale è presente in tutti i cibi inscatolati o conservati, nei succhi di frutta, nelle caramelle, nei salumi, nei biscotti , nel pane ed in molti altri alimenti già confezionati.

Superare dunque la soglia di pericolo è facilissimo. Consigliabile dunque salare meno possibile. L’eccesso di sale favorirebbe alcuni tipi di tumore (stomaco e pancreas).
Altri aspetti della dieta che contribuiscono allo sviluppo del cancro, sono la mancanza di frutta e verdura ed omega-6 eccessivo rispetto all’ omega-3

 

 

 

In Appendice riportiamo il documento stilato dal WCRF nel 2007 che rappresenta le 10 raccomandazioni internazionali sullo stile di vita e per la prevenzione dei tumori.

 

 

 

 

RACCOMANDAZIONI WCRF 2007:

STILE DI VITA PER LA PREVENZIONE DEI TUMORI

prevenzione-cancro

 

 

Il cibo, la nutrizione, l’attività fisica e la prevenzione del cancro: una prospettiva globale.

 

 

Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF), la cui missione è di promuovere la prevenzione primaria dei tumori attraverso la ricerca e la divulgazione della conoscenza sulle loro cause, ha concluso un’opera ciclopica di revisione di tutti gli studi scientifici sul rapporto fra alimentazione e tumori.

Vi hanno contribuito oltre 150 ricercatori, epidemiologi e biologi, di circa cinquanta centri di ricerca fra i più prestigiosi del mondo. L’Istituto Nazionale dei Tumori ha gestito la sezione sui tumori della mammella, dell’ovaio e della cervice uterine. Il volume, disponibile su www.dietandcancerreport.org, è molto prudente nelle conclusioni, che riassumono in 10 raccomandazioni solo i risultati più solidi della ricerca scientifica.

Di tutti i fattori che si sono dimostrati associati ad un maggior rischio di cancro, quello più solidamente dimostrato è il sovrappeso: le persone grasse si ammalano di più di tumori della mammella, dell’endometrio, del rene, dell’esofago, dell’intestino, del pancreas, e della cistifellea.

Di qui la prima raccomandazione di mantenersi snelli per tutta la vita e di evitare i cibi ad alta densità calorica, cioè i cibi ricchi di grassi e di zuccheri, che più di ogni altro favoriscono l’obesità: in primo luogo quelli proposti nei fast food e le bevande zuccherate.

La vita sedentaria è un’altra causa importante di obesità, ma è una causa di cancro anche indipendentemente dall’obesità: gli studi epidemiologici hanno evidenziato che  le persone sedentarie si ammalano di più di cancro dell’intestino, della mammella, dell’endometrio, e forse anche del pancreas e del polmone.

Altri fattori che un gran numero di studi coerentemente indicano come cause importanti di cancro includono: il consumo di bevande alcoliche, associato ai tumori del cavo orale, della faringe, della laringe, dell’intestino, del fegato e della mammella; il consumo di carni rosse, soprattutto di carni conservate, associato soprattutto al cancro dell’intestino, ma probabilmente anche ai tumori dello stomaco, e sospettato per i tumori dell’esofago, del pancreas, del polmone e della prostata; il consumo elevato di sale e di cibi conservati sotto sale, associati al cancro dello stomaco; il consumo elevato di calcio, probabilmente associato al cancro della prostata; il consumo di cereali e legumi contaminati da muffe cancerogene, responsabili del cancro del fegato; la contaminazione con arsenico dell’acqua da bere, responsabile di tumori del polmone e della pelle; il consumo di supplementi contenenti beta-carotene ad alte dosi, che fanno aumentare l’incidenza di cancro del polmone nei fumatori.

Sul latte e i latticini e, in generale, sui grassi animali gli studi sono molto contrastanti e non conclusivi: il consumo di latte sembrerebbe ridurre i tumori dell’intestino, che sarebbero però aumentati dal consumo di formaggi, e un consumo elevato di grassi aumenterebbe sia i tumori del polmone che i tumori della mammella; si tratta di aumenti di rischio modesti ma, data l’elevata frequenza di questi tumori, tutt’altro che trascurabili.

Un ulteriore fattore importante considerato nel volume è l’allattamento, che riduce il rischio di cancro della mammella, e forse dell’ovaio, per la donna che allatta, e riduce il rischio di obesità in età adulta per il bambino che viene allattato.

 

Ma veniamo alle raccomandazioni:

  • Mantenersi snelli per tutta la vita. Per conoscere se il proprio peso è in un intervallo accettabile è utile calcolare l’Indice di massa corporea (BMI = peso in Kg diviso per l’altezza in metri elevata al quadrato: ad esempio una persona che pesa 70 kg ed è alta 1,74 ha un BMI = 70 / (1,74 x 1,74) = 23,1.), che dovrebbe rimanere verso il basso dell’intervallo considerato normale (fra 18,5 e 24,9 secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità).
  • Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni. In pratica è sufficiente un impegno fisico pari a una camminata veloce per almeno mezz’ora al giorno; man mano che ci si sentirà più in forma, però, sarà utile prolungare l’esercizio fisico fino ad un’ora o praticare uno sport o un lavoro più impegnativo. L’uso dell’auto per gli spostamenti e il tempo passato a guardare la televisione sono i principali fattori che favoriscono la sedentarietà nelle popolazioni
  • Limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica ed evitare il consumo di bevande Sono generalmente ad alta densità calorica i cibi industrialmente raffinati, precotti e preconfezionati, che contengono elevate quantità di zucchero e grassi, quali i cibi comunemente serviti nei fast food. Si noti la differenza fra “limitare” ed “evitare”. Se occasionalmente si può mangiare un cibo molto grasso o zuccherato, ma mai quotidianamente, l’uso di bevande gassate e zuccherate è invece da evitare, anche perché forniscono abbondanti calorie senza aumentare il senso di sazietà.
  • Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale, con cereali non industrialmente raffinati e legumi in ogni pasto e un’ampia varietà di verdure non amidacee e di frutta. Sommando verdure e frutta sono raccomandate almeno cinque porzioni al giorno (per circa 600g); si noti fra le verdure non devono essere contate le
  • Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate. Le carni rosse comprendono le carni ovine, suine e bovine, compreso il Non sono raccomandate, ma per chi è abituato a mangiarne si raccomanda di non superare i 500 grammi alla settimana. Si noti la differenza fra il termine di “limitare” (per le carni rosse) e di “evitare” (per le carni conservate, comprendenti ogni forma di carni in scatola, salumi, prosciutti, wurstel), per le quali non si può dire che vi sia un limite al di sotto del quale probabilmente non vi sia rischio.
  • Limitare il consumo di bevande alcoliche. Non sono raccomandate, ma per chi ne consuma si raccomanda di limitarsi ad una quantità pari ad un bicchiere di vino (da 120 ml) al giorno per le donne e due per gli uomini, solamente durante i pasti. La quantità di alcol contenuta in un bicchiere di vino è circa pari a quella contenuta in una lattina di birra e in un bicchierino di un distillato o di un
  • Limitare il consumo di sale (non più di 5 g al giorno) e di cibi conservati sotto sale. Evitare cibi contaminati da muffe (in particolare cereali e legumi). Assicurarsi quindi del buon stato di conservazione dei cereali e dei legumi che si acquistano, ed evitare di conservarli in ambienti caldi ed
  • Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali attraverso il Di qui l’importanza della varietà. L’assunzione di supplementi alimentari (vitamine o minerali) per la prevenzione del cancro è invece sconsigliata.
  • Allattare i bambini al seno per almeno sei mesi.
  • Nei limiti dei pochi studi disponibili sulla prevenzione delle recidive, le raccomandazioni per la prevenzione alimentare del cancro valgono anche per chi si è già ammalato

 

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